quinta-feira, 2 de setembro de 2010

Framura, in cerca del paese che non c’è


Framura
Il fascino di un borgo fatto di cinque frazioni sulla costiera ligure

Il comune che non c’è. Decidi di andare a Framura, te ne hanno parlato bene gli amici (è a metà strada tra Deiva Marina e Bonassola) o ti hanno convinto le immagini sulla rete, ma poi ti trovi «spaesato», nel vero senso del termine. Perché l’unico cartello che riporta il toponimo che stai cercando è quello della stazione. Se invece si sceglie l’autovettura (uscita Deiva Marina, poi una dozzina di chilometri in saliscendi), dopo qualche indicazione rassicurante, si transita a Castagnola, la prima delle cinque frazioni che compongono il paese che esiste solo sulle cartine. E che ha un’altra particolarità: il settore orientale della lontana spiaggia di Deiva Marina fa parte del suo territorio nonostante per raggiungerla si debbano percorrere otto chilometri buoni in automobile. Insomma, un posto strano che si può visitare in qualsiasi stagione. Perché da questa parti il mare è entusiasmante come la campagna circostante, rigogliosa e di un verde intenso, per dodici mesi all’anno.

Costa, Setta, Ravecca, Anzo: una volta posteggiata l’auto alla meno peggio, inizia il tour che permette di esplorare i quattro borghi. Partendo proprio dalla piazzetta di Costa, quella con la suggestiva balconata della pieve di San Martino, in cui sono conservate tele di Bernardo Strozzi. Dopo essersi riempiti gli occhi del suggestivo declivio di mille sfumature declinante verso il mare, la marcia prosegue, obbligata, lungo l’unica stretta via delimitata da basse case dei tipici colori liguri impreziosite da balconi fioriti e da armoniosi portoni inframmezzati da piccoli orti.

Una scalinata conduce in pochi minuti a Setta, l’unico agglomerato con qualche esercizio commerciale. Si scende ancora, attraverso creuze, scalini e stradine immerse nel profumo della natura: dopo la scuola, ecco la piccola Ravecca, i cui edifici denotano una chiara impostazione medievale. L’ultima tappa è ad Anzo, caratterizzata da una torre di guardia genovese del XV secolo e dalla cappella neogotica di Nostra Signora della Neve.

Poi, arrivati giù da basso, se si vuole fare un bagno o godere da vicino la bellezza selvaggia del litorale, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Anche se gli approdi al mare, in verità non troppo agevoli, sono sparpagliati su un fronte di tre-quattro chilometri. Ecco allora, da Ovest ad Est, l’ampia spiaggia Arena di sassi grossi nei pressi di Anzo, quella di Torsei, davanti alla stazione, e quella all’interno del piccolo porticciolo su cui svetta una Madonnina. Un paio di chilometri più in là c’è porto Pidocchio, dai ciottoli di pietra lavica e, al fondo, la punta dei Marmi, ritrovo di chi ama praticare il nudismo: un’anteprima della baiette, delle grotte e degli anfratti delle Cinque Terre, che sono dietro l’angolo.

Le origini di Framura risalgono alle popolazioni ligure preromane, il cui principale centro fortificato era costituito dal castelliere posto sul vicino monte Vigo. Le prime notizie risalgono al 1128; un secolo e mezzo più tardi la podesteria passò prima sotto il dominio dei Da Passano, e poi sotto la protezione della Repubblica di Genova. La sua vita economica è stata a lungo legata all’agricoltura: a fine ‘700 il cartografo Matteo Vinzoni ne esaltava «i vini generosi e l’ottimo olio», ma anche le castagne, gli aranci, i cedri e tutti i tipi di ortaggi.

La musica è cambiata una quarantina di anni fa, quando ha preso piede il turismo. La configurazione orografica e la scarsa propensione degli abitanti a snaturare il loro gioiello hanno comunque preservato il contesto paesaggistico, ma anche le atmosfere che vi si respirano. E che si aprono nella loro pienezza agli occhi dei turisti, in genere mai troppo numerosi, giusto una volta l’anno. L’occasione è l’itinerante «Festa del Turista» che si tiene da qualche tempo a fine agosto, l’avvenimento «clou» dell’estate per i villeggianti e per chi abbia voglia di capitarci. Sabato 28 nel piazzale della chiesa di San Martino, per poco meno di 20 euro si acquista il carnet che consente di rifocillarsi nella dozzina di punti di ristoro disseminati lungo il percorso. Tutte le frazioni (a parte Castagnola) sono toccate dalla manifestazione enogastronomica. Dopo la sangria alla partenza, qua e là assaggi abbondanti di bruschette, insalata di mare, lasagne alla ligure, minestrone alla genovese, fritto misto di mare, seppie in umido, asado, trippa, dolci e frittelle. Il tutto innaffiato da un discreto vermentino o da un rosso che si lascia bere volentieri.

Piatti, bicchieri e posate sono di plastica. Ma i piatti, preparati secondo le tradizioni locali, ve lo faranno dimenticare. Così come il clima della festa: le code ai vari punti di ristoro obbligano ad una convivialità con i vicini di assaggio che anche d’estate è pressoché sconosciuta. Al resto pensa la contagiosa simpatia dei volontari di Framura, che curano la festa.

 
http://www.lastampa.it/

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