quarta-feira, 6 de outubro de 2010

Le biblioteche senza libri


Bologna - La signora poggiò timida sul bancone una copia di Acciaio di Silvia Avallone: "L'ho già letto, posso regalarvelo? Così lo legge qualcun altro... ". In quel momento Monica Grilli, bibliotecaria di Villa Spada a Bologna, capì cos'è una biblioteca nel cuore di un lettore.

"Da otto mesi non acquistavamo un solo libro, noi che di solito stavamo sulle cinquanta novità a settimana. I lettori erano in crisi d'astinenza. Allora qualcuno ha cominciato a comprarli e a donarceli". Per colpa di un pasticcio burocratico (un appalto slittato), Bologna sta sperimentando quel che potrebbe accadere fra poche settimane in tutta Italia, quando la mannaia dei tagli ai bilanci degli enti locali cadrà pesantemente sulle biblioteche di pubblica lettura, le più popolari e frequentate, quelle comunali e di quartiere, le 5265 bibliotechine senza spocchia che saziano quotidianamente, come drogherie all'angolo, la fame di pagine di alcuni milioni di italiani. "Siamo felici di accettare donazioni", è il cartello-appello apparso sulla porta della biblioteca Delfini di Modena.

Non è da oggi che le biblioteche soffrono. Le forbici della crisi dei bilanci comunali (che coprono l'80% degli acquisti di libri "pubblici") tagliano nel vivo da almeno tre anni. In Lombardia, per esempio, dove i lettori continuano ad aumentare (+19% in tre anni) l'inversione di tendenza è iniziata nel 2008, quando per la prima volta in dieci anni i fondi destinati alla pubblica lettura sono diminuiti, da 138 a 132 milioni di euro. Finora però c'è stato spazio per economie strutturali, si è rimediato tagliando qualche attività collaterale, o disdicendo qualche abbonamento alle riviste meno popolari. Ma adesso le previsioni sono nere. "Dovunque è la stessa storia", ammette sconfortata Chiara Silla dalla Regione Toscana, "i bibliotecari mi chiamano allarmati: l'assessore mi ha avvertito, sarà dura quest'anno...". L'Aib (Associazione Italiana Biblioteche) paventa tagli tra il 15 e il 35 per cento nei bilanci 2011, che si sommeranno a quelli del 7-10% già patiti l'anno scorso. "Le piccole economie non basteranno più. Bisognerà scegliere fra la riduzione dell'orario o la riduzione degli acquisti".

Scelta straziante. Gli orari di apertura sono già ovunque ridotti all'osso, di più non si può. A Bologna la bellissima Salaborsa, che già aveva anticipato tra le proteste la chiusura alle 19, forse chiuderà alle 18 e tutti i lunedì, mentre della invocata apertura domenicale non si parla più. Angelo Guglielmi, critico letterario, uomo di libri ma anche amministratore di libri (ex assessore a Bologna, appunto), non ha il minimo dubbio: "Se proprio devo scegliere tra chiudere un'ora prima e acquistare un libro in meno, scelgo la seconda. Le biblioteche di quartiere sono le vere biblioteche, dove va la gente che lavora, sono il maggiore investimento in cultura che possa fare una comunità. Non servirebbe a niente riempirle di libri nuovi e poi chiuderle a metà pomeriggio".

Ma anche calare la scure sugli acquisti è rischioso. Dopo il rinnovo, la biblioteca San Giorgio di Pistoia ha visto più che quintuplicare i prestiti, da 23 a 150 mila: sarebbero stati gli stessi senza l'afflusso di "sangue fresco"? Per Silla, "tagliare le novità è una scelta suicida. Le biblioteche mangiano libri freschi, se glieli togli muoiono di fame". Per una biblioteca, un "buco" anche solo di un anno nell'aggiornamento del catalogo è una perdita di memoria: il vuoto non si recupera più. Rischiamo di avere, tra qualche anno, un sistema bibliotecario malato di Alzheimer. I bibliotecari reagiscono come possono. Centralizzano gli acquisti per ottenere sconti dagli editori (così in Lombardia sono stati compensati i minori stanziamenti 2009), coordinano i cataloghi fra biblioteche vicine, e ricorrono sempre più spesso al prestito inter-bibliotecario, che però rende le biblioteche a "scaffale aperto" più simili alle vecchie biblioteche a catalogo.

Nonostante questo, i numeri della crisi sono impietosi: sugli scaffali delle 83 biblioteche del Vicentino, riferisce il direttore della Bertoliana di Vicenza Giorgio Lotto, sono arrivati nell'ultimo semestre il 15 per cento di titoli in meno rispetto all'anno precedente. "Stiamo rischiando grosso", s'allarma Mauro Guerrini, presidente dell'Associazione italiana biblioteche, "non è solo un problema di aggiornamento culturale, ma di democrazia. Le biblioteche sono i luoghi della socialità, dell'integrazione, della ridistribuzione del sapere. In un piccolo centro sono spesso l'unica risorsa contro il digital divide, in una città offrono un punto d'incontro fra generazioni e culture. Strozzarne la vitalità danneggia tutta la società, non è solo un fastidio per i lettori. Guai a superare la soglia critica".

Proprio in questi giorni il governo, attraverso il Centro per il libro e la lettura, lancia con enfasi la campagna Ottobre, piovono libri. Ma nelle biblioteche di questo stesso Stato sta arrivando la siccità. Impossibile sapere come andrà a finire: ogni comune, ogni assessore farà le sue scelte. In gran parte del meridione biblioteche squattrinate confidano solo sui finanziamenti regionali, ridotti a zero quasi ovunque: in Calabria il bilancio pluriennale 2010-2012 non prevede stanziamenti per le biblioteche, e solo un'insurrezione dell'Aib ha evitato che in Sicilia le forbici riducessero i fondi per i libri a meno di un terzo. Ma perfino in Toscana sta succedendo qualcosa di inusitato: l'iniziativa Un milione di libri, pensata dalla Regione come promozione della lettura, rischia di essere sostitutiva e non aggiuntiva dei capitoli di spesa ordinaria delle singole biblioteche.

Sponsor privati, per i libri, è difficile trovarne. Un bel marchio sull'inaugurazione di una mostra si fa notare, su un libro della biblioteca no. Oppure sì? Silla lancia una proposta disperata: "Siamo disposti a infilare in ogni volume un segnalibro che dica 'stai leggendo questo libro grazie a... '. Tutto pur di evitare il black-out". Funzionerà? Una lunga tradizione di indifferenza verso gli strumenti del sapere scritto induce pessimismo. I bibliotecari continuano a raccontarsi, ghignando malinconicamente, la frase che pare sia davvero uscita di bocca a un alto amministratore pubblico, messo di fronte al grido di dolore delle biblioteche: "Chiedono ancora libri? Ma non glieli abbiamo già comprati l'anno scorso? Cos'è, li hanno già letti tutti?".

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