L'offensiva cattolica anti Halloween
CITTÀ DEL VATICANO - Treats or tricks, dolcetti o dispetti? E sabba da discoteca, vestiti da menagramo, zucche ghignanti. C'è chi, come il compianto vescovo Alessandro Maggiolini, con saggezza gastronomica osservava che «le zucche sono buone per farci i tortelli». Il cardinale Carlo Maria Martini fu tra i primi, anni fa, a notare desolato che «questo tipo di feste è estraneo alla nostra tradizione, a valori immensi come il culto dei defunti che apre la speranza all'eternità». Il più duro è stato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, nel pieno della polemica sui crocifissi nelle scuole: «L'Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche e ci toglie i simboli più cari! No, Halloween non mi piace per niente, anche se arrivo dalle parti di Vercelli e mi piacciono i Celti...».
Festa pagana, festa consumistica, festa aliena: no, decisamente alla Chiesa non è mai piaciuto quel carnevale lugubre alla vigilia («Eve») di Ognissanti(«All Hallows»). Eppure non tutti i dispetti vengono per nuocere. Con buona pace dei rosarioni «riparatori» organizzati ogni anno contro «il capodanno di Satana» - secondo la sobria definizione del Gruppo di ricerca sulle sette di Imola - si fa strada l'idea che le zucche, tutto sommato, abbiano funzionato come «una provocazione provvidenziale», sorride monsignor Domenico Pompili, portavoce della Cei.
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