A Roma riaperto dopo 26 anni Tempio Venere
Roma - di Rosanna Pugliese - Quando a Roma furono proibiti i culti pagani, nel quarto secolo dopo Cristo, il tempio di Venere divenne il 'Tempio di Roma', dell'urbe. Si può capire anche da questa identificazione con la città quale rilevanza avesse il monumento più grande del Foro romano, riaperto oggi nella capitale dopo 26 anni di restauro. Un colosso che Adriano volle dedicare alla dea e alla città eterna, divinizzata. Con una doppia cella, come la sua doppia anima: una verso il Colosseo e l'altra rivolta al Foro. Ogni elogio dedicato al maquillage del tempio, però, va incontro oggi alle critiche al Governo per il crollo di Pompei: l'inaugurazione avviene nel clima avvelenato dalle sorti della Schola Armaturarum, la domus dei gladiatori sbriciolatasi nei giorni scorsi. Il ministro Sandro Bondi, all'inaugurazione, è assente: deve replicare infatti in Senato a chi ne chiede le dimissioni. E il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro risponde al suo posto alla stampa internazionale: "Bondi ha fatto tutto il suo dovere, commissariando il sito. I tecnici avevano segnalato solo un rischio relativo, non una situazione di emergenza. In ogni caso non va martirizzato il commissario. I crolli ci sono e ci saranno, e contarli è puerile. L'archeologia è costitutivamente fragilissima".
L'inaugurazione del tempio di Venere avviene, invece, continua Giro, "a dispetto delle maliziose critiche dell'opposizione, male informata, che dice che il governo è poco attento alla cultura e all'archeologia. Nel foro romano stiamo rispettando il cronoprogramma che ci siamo dati al dettaglio e stiamo procedendo al risanamento di un'area molto degradata, dissestata, abbandonata da governi di ogni colore". E' una storia lunga quella del restauro del tempio del monumento costruito sotto l'imperatore Adriano e inaugurato, nel 141 d.C., con Antonino il Pio.
Il tempio sorse dove precedentemente c'era il vestibolo della Domus Aurea di Nerone; quello che ne rimane si deve a un restauro disposto da Massenzio, nel 307 d.C., in seguito all'incendio che distrusse il cuore del foro. "Questo cantiere è aperto dagli anni '80 - ha spiegato la progettista Claudia Del Monti -: e' stato avviato con la legge Biasini che stanziò i primi finanziamenti. Una storia durata trent'anni che si conclude oggi". "Nel mio progetto ho dato molta importanza alla sistemazione dell'area - ha aggiunto - per rileggere il più possibile il tempio nella sua interezza. Fino a anni 80 era suddiviso in due metà". Il Comune di Roma amministrava a quel tempo la cella di Venere, e il ministero quella di Roma. "Il restauro del tempio di Nerone si colloca in un programma messo a punto nel luglio 2009, che sta proseguendo secondo le tappe proposte - ha spiegato il commissario per le aree archeologiche di Roma e Ostia antica Roberto Cecchi -. Abbiamo riaperto la Vigna Barberini, poi le Arcate severiane. Grazie al sostegno molto forte del ministero stiamo riuscendo a organizzare un programma di tutela integrato". La parola chiave é "manutenzione", fondamento della tutela dei beni archeologici.
All'intervento del commissario delegato si devono infatti la manutenzione straordinaria dell'area del tempio e le sistemazioni funzionali per l'apertura al pubblico dell'area monumentale. Le risorse impegnate ammontano a 264.084,80 euro. "E' straordinario, grazie a questa opera di maquillage, il colpo d'occhio che oggi si coglie salendo dal Colosseo", ha commentato la soprintendente Anna Maria Moretti. Non è che una tappa intermedia, però, del grande progetto sul Foro: è stato avviato il restauro del tempio di Antonino Falsina e in primavera il sito potrebbe essere, finalmente, illuminato lungo la 'via Sacra', fra l'arco di Settimio Severo e quello di Tito.
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